Secondo il bon ton questa espressione non è considerata appropriata.
Il mito del “buon appetito”
Augurare “buon appetito” prima di mangiare non è considerato propriamente maleducazione, ma piuttosto una sovrabbondanza di attenzioni. Il motivo di ciò risale alla concezione che il pasto dovrebbe essere un momento di intimità e piacere personale, quindi non c’è bisogno di incoraggiare o benedire il mangiatore. Altre espressioni come ‘’buon pranzo’’, ‘’buona cena’’ non sono possibili alternative in quanto anch’esse concentrano l’attenzione più sul cibo che sulla convivialità. Il galateo italiano, con le sue radici storiche e culturali, valorizza la discrezione e la sobrietà nei gesti e nelle parole. Pronunciare un “buon appetito” potrebbe essere considerato superfluo o addirittura invadente, poiché presuppone che il pasto possa non essere piacevole senza l’auspicio verbale. Inoltre, potrebbe essere interpretato come un’interruzione del momento di tranquillità e convivialità tra i commensali.
Origini antiche
Questa espressione risale ai tempi dell’Antica Roma. Carlo Magno fu il primo ad usarla durante i suoi banchetti del Sacro Romano Impero per la sua servitù. Questo non era un invito, bensì un avvertimento: ‘’Cogli l’occasione di mangiare ora, perchè non sai quando si ripresenterà un’altra simile’’. Un’altra intimidazione risale all’impero di Luigi XVI nella quale gli chef di corte usavano questa espressione con gli ospiti, ed era un modo per dire loro di mangiare tutto il loro preparato per il banchetto.
Qual’è quindi il modo migliore per iniziare un pranzo o una cena?
Per il galateo il modo migliore per iniziare un pranzo o una cena informale risiede in un piccolo gesto da parte del padrone di casa: un semplice brindisi (SEMPRE senza dire cin-cin).
In occasioni formali invece, si aspetta che il padrone di casa inizi a mangiare per poi seguirlo, proprio come nella Royal Family, si aspettava che la regina Elisabetta cominciasse a mangiare.